Greenpeace, la famosa organizzazione non governativa ambientalista e pacifista, ha lanciato un allarme sull’inquinamento ambientale prodotto da Internet. Secondo quanto rivelato infatti, il Cloud Computing sembrerebbe essere causa di pericolose emissioni che potrebbero triplicarsi entro il 2020. La colpa in realtà risiederebbe nei server dei colossi operanti nel settore dell’Information Technology e non sono stato certo risparmiati anche i più moderni smartphone ed i futuri iPad, colpevoli di generare un flusso maggiore di traffico e quindi di informazioni da elaborare e conservare.
Molte società, tra le quali Microsoft e Google, sono al lavoro per lo sviluppo di applicazioni e servizi accessibili direttamente dal browser, togliendo quindi agli utenti la necessità di utilizzare i propri hard disk. Tuttavia tali dati sono immagazzinati in enormi dispositivi alimentati a carbone. L’ultimo report dell’associazione punta il dito soprattutto contro la piattaforma realizzata da Mark Zuckerberg.
La società del social network è colpevole di aver installato, nell’Oregon e precisamente a Prineville, un server altamente inquinante alimentato proprio dal combustibile fossile. Make IT green, questo il nome del report, non è piaciuto affatto agli utenti Facebook che hanno creato un gruppo per chiedere l’utilizzo all’azienda di energia rinnovabile. Greenpeace si complimenta con Yahoo per la realizzazione di un nuovo server costruito a Buffalo utilizzando energia idroelettrica.
Le Internet Technologies non aiutano minimamente la lotta al cambiamento climatico ma anzi sembrerebbero peggiorare le cose. Secondo le previsioni degli ecologisti, il consumo energetico della nube di Interne è in continua crescita.
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