Un colosso come Google non ha solo sostenitori, ma come natura comanda, anche oppositori di diversa specie. C’è chi è preoccupato seriamente per una posizione che si delinea sempre più dominante e pericolosa per la libera concorrenza di prodotti e di idee e chi invece si preoccupa di come spillare soldi al colosso di Mountain View intentando le cause più improbabili.
D’altronde tentar non nuoce se si chiedono risarcimenti miliardari. Ma le ultime cause che Google ha dovuto subire hanno davvero del surreale. La settimana scorsa, per esempio, Dylan Stephen Jaybe, un residente della Pennsylvania, ha chiesto al famoso motore di ricerca un risarcimento danni di 5 bilioni di dollari (5.000.000.000!). Secondo l’accusa, infatti, prendendo il Social Security Number del signore (qualcosa di simile al nostro Codice Fiscale), capovolgendolo e anagrammandolo, dà proprio la parola Google (non perdetevi la richiesta scritta da MR. Jaybe di suo pugno qui..;).
Ma c’è chi è andato oltre. In Texas, sempre pochi giorni addietro, Google è stato accusato di aver rubato il suo nome alla tribù Gogo della Tanzania. Pare che anche Yahoo! sia stato tirato in ballo nella causa e a sua volta avrebbe copiato il proprio nome dalla tribù Yao sempre della Tanzania. Denis Maringo, che ha citato i due colossi in giudizio, non ha dubbi sul furto subito dalle tribù Tanzanesi, e a sostegno della sua ipotesi porta come prova sul banco degli imputati suo nonno e sua nonna che erano rispettivamente un Gogo e una Yao. Per il danno subito si chiede un corrispettivo di 10.000 dollari per ogni membro delle tribù Gogo e Yao.
La versione ufficiale di Google è, come molti di voi ricorderanno, che il nome derivi da Googol che altro non è che il termine matematico per indicare l’1 seguito da 100 zeri (come il conto in banca di Page e Brin;)