Da un certo punto di vista questo gioco mi ricorda parecchio lo strano ed inquietante Closure. Entrambi, infatti, hanno una stretta connessione con la tematica della morte, ed entrambi sfruttano una grafica molto astratta e simbolica per permettere all’utente di far affiorare la propria fantasia ed emozione.
Don’t Look Back è particolarmente estremo nella sua schematizzazione. La visuale pixellosa è così grezza da non far rimpiangere uno Spectrum ZX. Il protagonista e i suoi nemici sono rappresentati con pochissimi colori e ancor meno “blocchi”, tanto da sembrare più un’idea che dei personaggi. Per un gioco all’apparenza tanto rudimentale, il metodo di controllo è invece piuttosto preciso. Vi muovete coi tasti direzionali, saltate con “Su” oppure Z
e sparate con X
o Spazio
. Il gioco non è facile, ma le vostre vite sono infinite, e come in Another World ricominciate dal punto in cui siete defunti in caso di morte. Calcolo che ad un videogiocatore medio ci vorranno circa 30 minuti per risolvere il gioco!
La storia è molto semplice: siete devastati dalla perdita di una persona cara, e avete intenzione di riprendervela con la forza, affrontando l’Ade ed i suoi abitanti nel modo più violento e diretto possibile. La storia è una versione action platform di quella di Orfeo ed Euridice, e il finale è sufficientemente significativo da colpire… Il che la dice tutta sul potere espressivo dell’arte videoludica :D.
Ma non confondete Don’t Look Back per uno di quei web toy esclusivamente narrativi: è davvero ottimo e divertente, e il gameplay è interessante e creativo.
Buon divertimento!
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