Suyin Looui, studentessa trentenne canadese di origini asiatiche, una mattina di tre anni fa si trovava nella metropolitana di New York per raggiungere le lezioni inerenti ad un master di Integrated Media Arts. Poco prima di giungere a destinazione un uomo si avvicina e la molesta sussurrandole le parole Hot Ching Chong. La donna è rimasta inizialmente indifferente alle parole dell’uomo, indifferenza che si è trasformata poi in rabbia e voglia di punire l’insolente che le ha rivolto parole offensive e pertanto poco apprezzate.
Nasce così Hey Baby, un videogame che in America ha suscitato molte polemiche e che permette finalmente alle donne di tutto il mondo di reagire alle occhiate fastidiose, agli approcci verbali sgarbati ed in generale ad ogni tentativo di molestia che subiscono ogni giorno. Il videogioco graficamente è molto scarso ma è un tentativo di lanciare un chiaro messaggio di insofferenza al comportamento fastidioso di alcuni ragazzi nei confronti delle donne.
Si tratta di un gioco in prima persona, ispirato ai famosi Doom ed Half Life, dove si percorrono le strade di una città piene di individui che inondano il personaggio principale con richieste poco galanti. A questi l’utente può rispondere utilizzando un mitra o un lanciafiamme, trasformando di fatto la città in un cimitero in maniera simile a quanto è possibile fare in Grand Theft Auto.
L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione su un problema assai diffuso ma sempre più spesso sottovalutato. Il gioco sembrerebbe essere stato apprezzato soprattutto dalle vittime di stalking ma non sono certo mancate le polemiche circa la violenza espressa durante il gioco.
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