Tumblr è la provocatoria risposta alla filosofia web 2.0 della condivisione, dell’aggregazione, della socialità (se volete un po’ come la glocalizzazione per la globalizzazione). Un messaggio decisamente controcorrente rivolto ad una nicchia di utenti minimalisti, che preferisce il concetto alla forma, l’individualismo alla massificazione. Sembra quasi un passo indietro nel tempo quando i siti non erano altro che una raccolta di link con qualche immagine, lontani ancora mille leghe dal proliferare degli embed più disparati.
I blog di Tumblr, infatti, sono privi di fronzoli e presentano solo l’essenziale senza perdersi in mille rivoli. In un tumblelog è possibile inserire link, citazioni, videoclip e foto. Si può anche scrivere un post, ma il senso del tumblelog è proprio quello di abbreviare il più possibile la parola scritta, che spesso nei blog dilaga. Nella fattispecie non è possibile commentare, né interagire con altri utenti. Per rendere l’idea si può fare una semplice analogia: se un blog è un diario, un tumblelog è un post-it, ovvero, un web meno strutturato, più veloce, più semplice.
Qualcuno parla già di web 2.1 e i suoi 50.000 utenti che producono in totale qualcosa come 10.000 post all’ora sembrano non smentire il new deal della blogosfera.
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