Si chiama “V” e Facebook lo voleva rifiutare

V.Una delle regole più discusse di Facebook è la sua pretesa di costringere gli utenti ad essere “se stessi”: niente nickname, nomignoli o pseudonimi. Stando alla legge di questo social network, infatti, solo persone reali e verificate possono farne parte, con tutti i vantaggi e gli svantaggi della situazione.

Ne ha fatto le spese il povero signor V Addeman, il cui nome, identico all’eroe di un fumetto e di un film di successo, non era gradito a Facebook. Eppure è il suo nome reale: Addeman, che di mestiere fa lo scrittore, se l’è fatto cambiare seguendo la regolare procedura del suo paese, gli Stati Uniti d’America. Il suo pensiero è stato che “V” avrebbe fatto una gran bella figura sulla copertina di un libro (beh, come nome dell’autore, Pynchon l’ha già usato in forma di titolo, seppur come abbreviazione).
 
Dopo essere stato rifiutato al sign up, il buon V ha cercato di comunicare con il servizio clienti di Facebook, ma con dubbio successo: gli hanno detto che sì, si poteva fare, ma che avrebbe dovuto presentare un documento d’identità valido. V ha rifiutato, ragionando in un’infuocata lettera di protesta sul fatto che a nessun altro utente veniva fatta una richiesta simile. Piuttosto che impelagarsi in una battaglia legale, alla fine Facebook ha rinunciato, e ha deciso di fornirgli un account. Evidentemente il tono accorato di V è stato per una volta una prova sufficiente. Un fato sicuramente migliori di coloro che cercano di iscriversi usando nomi come Donald Duck e George W. Bush… Beh, a meno che non riescano a provare tali pesantissime identità.

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