L’antefatto di questa vicenda è una tragedia. Una ragazzina di sedici anni, Sara Hamid, perde l’autobus, lo rincorre e per una fatalità viene travolta e uccisa davanti a centinaia di passanti inorriditi. No, non c’è nulla di divertente in questo. C’è chi piange, ma c’è anche chi sfodera il cellulare ed inizia a fotografare, a filmare. C’è di più, c’è anche chi non perde tempo e carica su internet, su qualche sito non meglio precisato, tutto quello che ha ripreso. E da una tragedia inizia la polemica, e sul banco degli imputati ci sono i soliti noti: i giovani ed Internet.
E’ stato un anno ricco di cacce alle streghe. Se guardate qui a destra vedrete che uno degli articoli più letti su Trackback è stato proprio quello su Scuolazoo, e sulle follie a volte ben oltre il limite del lecito e del decente che compiono i ragazzi. Evito apposta di dire “i ragazzi d’oggi”, o di citare la “Generazione YouTube”, perché si tratta di luoghi comuni nati per essere stantii. I ragazzi ridevano delle tragedie e compivano misfatti quando non esisteva neppure il cinematografo, almeno stando a quello che ci dice la storia. Eppure colpisce giornalisti e benpensanti come se fosse qualcosa di nuovo, o un fenomeno in accrescimento. Diciamo piuttosto che quello che ci fa impressione davvero è che la bruttura dell’animo umano viene sbattuta in prima pagina in modo popolare, diffuso, capillare. Un tempo per vedere morti ammazzati bisognava accendere il televisore e guardare il telegiornale. Oggi basta collegarsi ad internet ed andare su uno dei cento siti che si occupano esclusivamente di schadenfreude ed assistere a quanto di più orribile esista sulla faccia della Terra. E tutti sono pronti a dare la colpa ai ragazzi, agli educatori incompetenti, ai videogiochi violenti, alla tv diseducativa, all’assenza di valori…
Forse sarò eccessivamente polemico, il fatto è che negli ultimi mesi ho assistito ad una serie infinita di linciaggi mediatici, di titoli scandalistici ripetuti poi da ogni ortolana, di filmati-shock, di ragionamenti fallaci basati su voci infondate e di cronache morbose e dettagliate. E tutte quante avevano una fonte ovvia, scontata, inarrestabile e spietata: i telegiornali e i quotidiani.
Ma non è che i ragazzi, quando sbattono l’orrore in prima pagina, invece di emulare i videogiochi violenti emulano piuttosto il comportamento di un qualsiasi giornalista o fotoreporter, come visto ogni giorno in tv?