“Qualità degradata” apparentemente vuol dire solo “normale qualità web”

leggeErano scoppiate pesanti polemiche (capitanate dall’usuale Beppe Grillo) sul rinnovamento dell’anacronistica legge sul Copyright italiana, che tanti guai legali aveva creato negli ultimi anni. Da un piccolo orticello per pochi geeks, infatti, il media della Grande Rete è diventato strumento di espressione raggiungibile da tutti, e sono certo ormai che la maggioranza delle persone che leggeranno quest’articolo hanno il proprio blog, o hanno già trovato un altro metodo ancora più recente per comunicare socialmente grazie ad Internet.
Le proteste, a quanto pare, erano sorte a causa di quello che la Commissione Cultura definisce un semplice qui pro quo.
Ogni giorno chiunque scriva sulla rete, che lo sappia o no, si confronta con la legge sul diritto d’autore. Si può riprodurre un’altra opera solo parzialmente, ad esempio, anche citando espressamente la fonte. Ancora più draconiane le leggi sull’uso delle immagini… Basti pensare a Wikipedia, l’enciclopedia gratuita, che ha dovuto cancellare tutte le immagini dei quadri conservati nei musei italiani. La nuova legge, almeno sulla carta, intende aprire qualche spiraglio in più, e in particolare favorire la diffusione della cultura. Purtroppo l’articolo 70, comma 2, è caduto vittima della scarsa chiarezza di una frase che il legislatore ha deciso di usare. Riassumendola, essa dice che d’ora in poi sarà concesso riprodurre a fini educativi un’immagine o un’opera musicale protette da diritto d’autore, purchè si tratti di riproduzioni “a qualità degradata”. Ed è qui che, ovviamente, è esplosa la polemica. La vaghezza di quel “qualità degradata” ha generato un forte allarme, evocando probabilmente agli occhi della mente immagini sgranate in bianco e nero e suoni usciti direttamente da un grammofono a leva.

Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura della Camera, ha però cercato subito di riparare al danno, chiarendo un dettaglio fondamentale: la qualità inferiore significa “musica meno definita di un CD” e “immagini non adatte alla stampa”. Per la seconda definizione credo che saremo tutti d’accordo… Praticamente tutte le immagini utilizzate e utilizzabili su un blog o un sito non sono affatto di qualità sufficiente ad essere stampate.
Ma per la musica? E’ ancora tutto da decidere quello che potrebbe essere considerato “di qualità inferiore ad un CD”. Ad esempio, che dire degli AAC privi di DRM che ora vengono venduti su iTunes? La qualità è comunque inferiore a quella di un CD, ma sono perfettamente ascoltabili e godibili. Tutto questo, poi, riguarda solo i siti che non vengono ritenuti a fini di lucro, mentre non viene fatto nessun commento sul progetto di far pagare il bollino SIAE ai blog che guadagnano tramite AdSense!
Scusate se sembro paranoico, ma secondo me si preannuncia un futuro interessante… Per gli avvocati!

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