Leggo con interesse da PuntoInformatico di una petizione online lanciata da Multiplayer.it per uno dei tanti provvedimenti legislativi tipici del nostro bel paese.
Il settore che viene colpito questa volta è quello dei videogiochi, nello specifico, la loro classificazione all’interno delle fasce d’eta a seconda dei contenuti.
Il Disegno di Legge n. 3014, presentato al parlamento lo scorso agosto dal ministro per i Beni e le Attività culturali Francesco Rutelli insieme ad altri sei ministri (Gentiloni, Bindi, Ferrero, Melandri, Mastella, Padoa Schioppa).
Il DDL prevederebbe l’istituzione di una Commissione interministeriale per la tutela dei minori sulla rete internet, in quanto
In Italia non esiste, allo stato attuale, una norma che si riferisce ai videogiochi e alla loro idoneità al pubblico dei minori.
Chi ha mai avuto a che fare con un videogioco sa benissimo che sulla copertina c’è un bollino con un numero seguito da un + (per esempio 3+, 12+) ed altri eventuali simboli, che altro non sono che la classificazione dei contenuti (violenza, linguaggio scurrile, paura, sesso, discriminazione, droga, gioco d’azzardo) a livello europeo, il PEGI.
Ma a noi non basta una regolamentazione che debba essere rispettata da 29 stati paneuropei, dobbiamo farci una nostra legislazione.
Questa Commissione quindi andrebbe a valutare dei videogiochi che sono già stati valutati dal PEGI prima di essere messi in commercio, con l’ovvia conseguenza che i giochi italiani potrebbero essere messi sul mercato con evidenti ritardi rispetto a quelli europei, nonché ulteriori spese per le tasche degli italiani (questa commissione dovrà essere pagata da qualcuno no?), e un discriminazione di materiale che potrebbe subire una classificazione più rigida in Italia escludendo parte del pubblico dalla fruizione.
I promotori della petizione pensano inoltre che questa dilatazione dei tempi potrebbe al contrario
mettere a repentaglio la stessa tutela dei minori, perché la procedura alimenterebbe la pirateria, specie su Internet, e spingerebbe lo sviluppo delle importazione parallele – perfettamente legali – da altri paesi europei dove non vige il sistema del doppio controllo
Il DDL è stato pensato per rivedere gli strumenti di valutazione delle opere cinematografiche ma finisce per toccare anche l’ambito dei videogiochi e di internet.
I distributori infatti devono
depositare entro i trenta giorni antecedenti la diffusione una copia del videogioco al Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori, presso il ministero delle Comunicazioni, comunicandone anche la classificazione attribuita.
Dopo di che il Comitato procede
entro dieci giorni dal deposito a effettuare accertamenti sulla corrispondenza della classificazione
[…] e […] se del caso […] la riclassificazione del prodotto, nell’interesse superiore del minore, secondo le categorie già previste dal sistema di autoregolamentazione europeo.
Ho letto bene? Riclassificazione secondo le categoria già previste dal PEGI? Sì, ho letto bene. Con che probabilità può venire cambiata una categoria considerando che tra un’età e la successiva ci sono sempre 4-5 anni, tranne le ultime due (16 e 18 anni)?
Le firme raccolte finora sono 23 mila, non so se serviranno davvero a dissuadere i legislatori dall’approvare il Disegno di Legge, ma ogni tanto le mobilitazioni portano buoni frutti, come è successo ad esempio per la legge Levi, dalla quale successivamente erano stati esclusi i blog.