La Techland, in perfetto stile Peppermint, (di cui parliamo qui) ha già inviato a gennaio di quest’anno circa centinaia di raccomandate in Francia dove si richiede un rimborso agli scaricatori fraudolenti per i download di videogames della società polacca.
La lettera sembra davvero una fotocopia di quella della Peppermint (anche se probabilmente si tratta del contrario visti i tempi), infatti sono stati utilizzati gli stessi strumenti dell’amata Logistep e nel testo, oltre alle prove a carico, sono state elencate tutte le conseguenze legali a cui i navigatori, colpevoli di pirateria, andrebbero incontro: una multa di 300.000 euro, la richiesta dei danni da parte della software house, il rimborso delle spese legali e fino a tre anni di carcere. Insomma bello scherzetto! Ma anche questa volta in cambio di 400 Euro la produttrice di Call of Juarez è disposta a perdonare il malfattore e a chiudere un occhio sul maltolto. L’accaduto ha messo in agitazione i nostri cugini d’oltralpe che si ritrovano in una condizione ancora precaria con avvocati, garanti e associazioni consumatori che non trovano un accordo. Ma la storia non finisce qui. Infatti i signori della Techland, secondo l’autorevole fonte di Altroconsumo, hanno ultimamente richiesto al tribunale di Roma di intervenire per ottenere dai provider Tiscali e Wind Infostrada gli IP e i relativi nomi degli abbonati colpevoli di aver scaricato prodotti coperti da copyright appartenenti alla società di videogames polacca. E se in Italia, dopo la sorpresa della prima azione legale di Peppermint, si è mossa Adiconsum che è riuscita a convincere il Garante della Privacy a schierarsi come parte civile nel processo , dalle istituzioni francesi non arrivano buone notizie.. Come reagirà il popolo del p2p e la legislazione italiana a questo nuovo e più duro attacco?