Anche a chi passa la vita a trovare la strada attraverso complicatissimi problemi informatici certe volte la burocrazia mette i bastoni fra le ruote. L’ha scoperto a sue spese Thomas Dullien, un importante ricercatore sulla sicurezza elettronica che avrebbe dovuto partecipare alla ben nota conferenza annuale di Black Hat, un outfit di anti-hacker che promuove seminari e corsi professionali privati e governativi. Purtroppo, secondo gli ufficiali della dogana, l’Entrata senza Visto per lui non poteva essere applicata.
Grazie al programma “Entrata senza Visto” (in Inglese “Visa Waiver”), i cittadini di alcuni paesi possono entrare in America per una durata di 90 giorni per turismo o business senza bisogno di altre scartoffie (solo dichiarando di non essere dei terroristi, mercanti di droga e cose così). Ma così non è stato per Duillien: visto che doveva tenere un seminario per un’azienda americana, contava come suo dipendente, e in questo caso era necessario un Visto H1B, che lui ovviamente non aveva. L’hacker tedesco, essendo il CEO della sua piccola compagnia si è offerto di scriversi una carta in cui ufficializzava il fatto di essere un impiegato offerto per una consulenza da un’azienda tedesca ad una americana (cosa che avrebbe in teoria soddisfatto i burocrati), ma purtroppo per lui era già troppo tardi. Infatti d’ora in poi non potrà mai più accedere al programma Entrata senza Visto, e dovrà tribolare per settimane allo scopo di farsi un permesso di soggiorno di tipo business. A nulla gli è servito far notare che ha partecipato ad altre sette edizioni di questa conferenza, e che ha personalmente istruito decine e decine di addetti alla sicurezza di numerose agenzie del Governo Americano.
Duilien, un mago del reverse engineering conosciuto nei circoli hacker come Halvar Flake, sarebbe stato uno dei pezzi da novanta della conferenza di Black Hat.