Microsoft vuole distruggere il Freeware dalle fondamenta con 235 denunce di violazione di brevetti

Steve Ballmer, Microsoft CEOLa Microsoft, nota per aver perso terreno di fronte alla competizione a seguito di numerose sconfitte di marketing, ha deciso di affrontare la crisi facendola pagare a chiunque non sia direttamente dalla sua parte. Facendola pagare letteralmente, perchè pretende le royalties da chiunque utilizzi software libero. Secondo Redmond, infatti, applicazioni e sistemi operativi gratuiti come Linux hanno violato qualcosa come 235 dei loro brevetti. Se le cose andassero come i creatori di Windows sperano, il software gratuito cesserebbe quasi di esistere.

il CEO di Microsoft Steve Ballmer (nell’attraente foto in cima all’articolo) sostiene che “Viviamo in un mondo in cui bisogna onorare e rispettare la proprietà intellettuale”. D’altro canto il “Mondo Libero” dei FOSS (una sigla che significa Free Open Source Software) non è intimidito.
Eben Moglen, professore della Columbia Law School e capo del Software Feedom Law Center, sarà lo stratega legale del contrattacco, e sa di avere molti proiettili nella propria pistola: per lui un algoritmo è una formula matematica, e quindi non soggetto a diritti di proprietà. La stessa Corte Suprema Americana ha infatti appena giudicato all’unanimità che in passato sono stati concessi dei brevetti sul software con troppa facilità. E gli alleati del FOSS sono tanti e potenti: IBM, Sony, Philips, Novell, Red Hat e Nec solo per dirne alcuni. E questi 5 non sono nominati a caso: nel 2005 hanno infatti stabilito un patto, denominato Open Invention Network, volto ad aggredire legalmente qualunque corporation che avesse messo in pericolo Linux.
In poche parole, se Microsoft vuole andare a fondo in questa storia, si vedrebbe la fine di una guerra fredda e l’inizio di una MOLTO calda, che potrebbe degenerare facilmente in una situazione di distruzione mutua assicurata. E come dice il professor Moglen:

“E’ una polveriera […] e la legge sui patent è il terreno di battaglia. Waterloo è qui in attesa, da qualche parte.”

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