Si chiamava Kumo ed ora forse si chiamerà Bing: è la tardiva, si spera innovativa risposta di Microsoft alla sua crisi nel mercato dei motori di ricerca. Live Search quindi si trasformerà in questo erede, e i suoi araldi sono le solite pubblicità aggressive ed ad hominem che contraddistinguono l’era di Ballmer.
Che a Steven piaccia dare addosso alla concorrenza come un venditore di macchine usate è cosa ben nota. Bing, se questo sarà davvero il suo nome, verrà al mondo a seguito di una campagna pubblicitaria da 100 milioni di dollari su giornali riviste ed ovviamente TV e Web. Gli ad saranno un assalto neppure troppo indiretto a Google, e cercheranno di convincere che il panorama attuale dei search engine fa assolutamente schifo. Molto simile alla campagna contro Apple, i cui prodotti sono bollati come troppo cari (ottimo bersaglio in un periodo come questo), anche questo stratagemma non mira a proporre un prodotto migliore, ma solo a far riconsiderare le cose sotto ad un’altra luce.
Se poi “Bing” sarà più efficace di Google, è tutto da dimostrare, e la battaglia di Redmond si preannuncia tutta in salita. E’ facile additare un prodotto smaccatamente premium come una spesa inutile quando c’è una recessione. Ma quale pubblicità potrebbe convincere ME che Microsoft ripartendo da zero ha già superato gli anni di investimenti quasi folli nella ricerca e nel progresso tecnico attuati proprio in questo settore da Mountain View?