La pubblicità di Wobble crea discussioni in seno alla Apple

wobble
Per ragioni di rispettabilità le parole “Boobs” e “Booty” hanno avuto un rapporto piuttosto tumultuoso con la Apple.
 

Lo scorso mese, un’applicazione che permetteva agli utenti di scuotere un paio di seni in 3D è stata bandita dagli App Store. Un paio di settimane più tardi è stata messa in vendita negli App Store un’applicazione che si chiama Wobble e rende possibile l’inserimento di “wobble points” (tradotto letteralmente “punti oscillanti”) in una qualunque delle foto presenti nell’archivio dell’iPhone.
 
Neanche a dirlo apposta, l’immagine presa in considerazione per la pubblicità presentata per il programma in causa è quella di una procace bionda il cui punto d’oscillazione è piuttosto prevedibile.
 
La App Store ha richiesto ai creatori di modificare la propria struttura pubblicitaria.
Siccome come è ovvio nessun azienda quotata in borsa può perpetrare la propria esistenza censurando un programma scaricato 20.000 volte nel giro di dieci giorni dall’uscita dello stesso, la presa di posizione contro questo programma potrebbe sembrare insensata, ma anche in questo caso è più una questione di forma che di sostanza.
 
Ciò che viene contestato infatti è l’esplicito riferimento alle due parole incriminate negli spot pubblicitari del programma (“Boobs” e “Booty” che sono traducibili con termini come seni e sederi), che portano, di conseguenza, le stesse parole ad associarsi a Wobble.
 
Insomma più una questione di sottigliezze che di perbenismo.

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