Internet ci offre numerosi strumenti che permettono di comunicare e relazionarsi con gli altri. I rapporti on line sono diventati così importanti che molte aziende hanno cominciato a preoccuparsi per la loro reputazione on line che può essere costruita attraverso tutti gli interventi che i dipendenti lasciano sul web. In effetti basta poco per procurarsi una cattiva reputazione: un intervento in un blog, un commento in un forum, dei link inseriti di proposito e con l’intenzione di screditare. Tutti questi elementi sono sufficienti ad innescare una catena di dicerie virtuali in grado di rovinare l’immagine di un’azienda.
A svelare la crescente preoccupazione da parte delle aziende è stata la Weber Shandwick, un’agenzia internazionale di public relations, che si è occupata della questione insieme all’Economist Intelligence Unit, realizzando una ricerca dal titolo “Risky Business: Reputations on line”, basata sulle dichiarazioni di più di 700 dirigenti di tutto il mondo. Il 67 % degli intervistati ha espresso la propria preoccupazione per reputazione aziendale a causa dei media tradizionali, ma anche a causa di ciò che dell’azienda si dice sul web.
A parte le e-mail mandate per sbaglio e che contengono informazioni riservate, un altro pericolo viene dal personale licenziato che si vendica rubando dati che non dovrebbero essere divulgati. Esistono poi anche dei siti specifici, come Jobvent.com, dove si possono lasciare invettive contro i propri datori di lavoro. Una strategia fondamentale sarebbe quella di monitorare il web non solo per salvaguardare la propria reputazione, ma anche per portare avanti importanti obiettivi a livello di marketing.
Esistono appositi software che riescono a scandagliare la rete in tutti i suoi spazi, calcolando il cosiddetto coefficiente di rischio reputazionale. Ma in ogni caso si deve scegliere se lasciare che le voci on line continuino a fare il loro corso o se è opportuno intervenire nelle discussioni con i toni adeguati per salvare l’immagine della propria azienda.