In Iran la resistenza si informa con Twitter, e cerca proxies

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Riesco a coprire questa notizia solo oggi, purtroppo, ma la ritengo di importanza vitale: Twitter è uno dei pochissimi mezzi di comunicazione rimasti ai manifestanti Iraniani, dato che media, telefoni e gran parte di Internet sono oscurati dal regime, e i cronisti stranieri poco possono fare. 

Il problema è che anche questo mezzo sta cedendo di fronte alla repressione, e i cittadini Iraniani che vogliono far sapere al mondo che succede (o una mano a comprendere loro stessi il caos e i pericoli) hanno bisogno di proxy per rimanere online senza pericolo di essere monitorati dai propri governanti. Peraltro, se desiderate dare una mano, un blogger chiamato Austin Heap vi spiega come fare per creare un Proxy voi stessi, e vi chiede di contattarlo e sapere come comunicarne l’esistenza agli iraniani senza urlarla ai quattro venti.
 
Un ulteriore problema che si staglia all’orizzonte per i resistenti è rappresentato dallo stesso Twitter: purtroppo come tutti ormai sappiamo la sua piattaforma non è molto solida, ed avrà presto bisogno di un downtime di mantenimento. Ci sarà quindi un’ora di vuoto a partire dalle 23 di oggi… Ma data la situazione, un’ora di non informazione non è nulla in confronto alla quasi totale defaillance degli organi di stampa tradizionali in questa occasione.
 
Se volete seguire più attentamente i twitterer iraniani, allora vi consiglio di seguire l’hashtag #iranelection. Ci sono centinaia di aggiornamenti all’ora.

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