Il modus operandi delle minacce agli utenti del p2p è sull’orlo del tracollo in Europa

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La Logistep, l’outfit anti-pirateria elvetico responsabile delle famose lettere di minacce della Peppermint naviga in “bruttissime acque” legali. Infatti il loro metodo, minacciare gli utenti attraverso lettere intimidatorie è naufragato e gli si è ritorto contro, perchè i sistemi legali europei sono unanimi nel respingere questo comportamento che si scontra col solido terreno della tutela della privacy. Gli episodi capitati in Italia infatti sono soltanto parte di una massiccia campagna anti-pirateria che è stata eseguita con le stesse modalità in altri paesi. Esaminiamone assieme i risultati:

Italia
Nonostante molti abbiano (poco saggiamente) pagato il “pizzo“, la stragrande maggioranza ha cestinato la richiesta di denaro, o ha deciso di passare alle vie legali. Il 18 luglio c’è stata un’udienza al Tribunale di Roma che ha sancito che i metodi di ricerca dei dati personali utilizzati dalla Logistep sono in netta violazione delle leggi sulla privacy. In particolare, la Peppermint non può richiedere i dati personali degli utenti agli ISP, e senza quei dati certi non possono provare nulla in tribunale. Inoltre, l’illecito di cui sarebbero accusati gli utenti italiani non sarebbe passibile di accordo extragiudiziale, ma dovrebbe essere discusso davanti ad un tribunale: lettere intimidatorie in cui si chiedono soldi per evitare la denuncia in questo caso sono fuori dal mondo.

Francia
Il sette luglio è stato risolto un caso-fotocopia di quello della Peppermint: gli utenti erano stati accusati di aver scaricato un videogame polacco, ed a quanto pare la decisione della corte è stata identica a quella italiana. Il diritto alla privacy è insomma stato ritenuto di valore superiore alla campagna di repressione anti-pirateria.

Regno Unito
Non ci sono state dichiarazioni univoche e onnicomprensive sulle attività spionistiche della Logistep in questo paese, ma la Trading Standards, l’associazione per i diritti dei consumatori del governo inglese, ha fatto sapere che trova molto ballerine le pretese di simili lettere intimidatorie. Infatti, a quanto pare, non vi è mai alcuna prova sulla effettiva permanenza di giochi e musica sull’HD degli utenti, nè prove che i presunti pirati li abbiano rimessi in condivisione con altri.

E per quanto riguarda l’Unione Europea in toto, beh, l’Avvocato Generale Juliane Kokott si è espressa in modo molto negativo nei confronti di Peppermint e compagnia bella, dicendo che in Europa è contrario alla legge diffondere i dati personali degli utenti nelle cause civili come questa (altro sarebbe stato se si fosse trattata di una causa penale, ovviamente).
Sembrano decisamente tempi bui per i nemici del P2P, o almeno per chi lucrava alle spalle delle aziende software e delle case discografiche attraverso bislacche campagne repressive private al di fuori di ogni ambito legale. Chissà se hanno già pronto il ”Piano B“?

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