Non ci si può fidare in tutto e per tutto dei siti internet delle banche. Su questo intende far riflettere un’indagine che la Banca d’Italia ha svolto sull’argomento su commissione dell’Unione Europea e dell’Autorità Antitrust. Sono stati presi in considerazione i siti web di 15 più importanti banche italiane. In 10 casi si sono riscontrate delle scorrettezze. Nonostante il web abbia rivoluzionato il modo di comunicare e di interagire con i servizi rivolti al cittadino, sembra che gli istituti di credito in questo senso non si siano ancora regolarizzati. Il perché è tutto da capire.
Una delle scorrettezze che maggiormente si è messa in evidenza consiste nell’uso di caratteri troppo piccoli impiegati nella documentazione. Tutto ciò crea delle difficoltà nella lettura agli utenti.
Altre scorrettezze riguardano il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale): non sono specificati i costi a carico del cliente oppure si riscontra una mancanza di esempi che non rende nulla chiaro.
L’indagine ha come titolo “Trasparenza dell’offerta di contratti di credito ai consumatori” e i dati sono stati riportati sul sito ufficiale di Bankitalia. Gli stessi dati sono stati inviati alle banche e agli intermediari finanziari, in modo che si possa disporre di un panorama aggiornato alle normative vigenti, per dare maggiori garanzie ai clienti.
In una comunicazione, la Banca d’Italia ha scritto: “Gli annunci pubblicitari che indicavano il tasso di interesse e/o altri dati concernenti il costo del credito non sempre riportavano tutte le informazioni richieste dalla normativa; altri annunci, privi di tali indicazioni, richiamavano la necessità di far riferimento, per le condizioni contrattuali, ai fogli informativi anzichè ai documenti previsti per l’informativa precontrattuale nel credito ai consumatori“.
Ma non sarebbero queste le sole scorrettezze, infatti la Banca d’Italia fa notare ancora: “Le informazioni precontrattuali non venivano sempre fornite attraverso il documento standard denominato ‘Informazioni europee di base sul credito ai consumatori‘”.
Il documento tra l’altro spesso “non era conforme al modello previsto ovvero non era personalizzato e riportava anche voci non pertinenti rispetto alla specifica offerta (ad es., informazioni sul tasso variabile anche per finanziamenti a tasso fisso)“.
Si dovrebbe cercare di rimediare alla situazione, perché il documento elaborato da Bankitalia evidenzia una situazione davvero grave, che, nell’epoca della comunicazione su internet, non dovrebbe affatto sussistere.