Google Video: depositate le motivazioni sulla condanna

Google Video
L’enorme successo di Internet come mezzo di comunicazione di massa è una naturale conseguenza della libertà di informazione in rete. Tuttavia, secondo Oscar Magi, esistono dei comportamenti sanzionabili sia nella vita reale che sul web. Questa la motivazione della sentenza con cui il 24 febbraio scorso sono stati condannati tre dirigenti di Google per violazione della privacy in relazione ad un filmato che riprendeva un minore disabile picchiato e deriso dai propri compagni di scuola in una scuola superiore di Torino.

Nelle 111 pagine sulle motivazioni della sentenza il giudice ha spiegato che l’informativa sulla privacy presente nella pagina iniziale di Google Video era nascosta nelle condizioni generali di contratto tanto da risultare assolutamente inefficace per i fini previsti dalla legge, sia in Italia che negli Stati Uniti dove per altro hanno sede i server della Google Inc.
 
Il video, caricato nel settembre del 2006 era rimasto online per circa due mesi, ed ha ricevuto un numero incredibile di visite. Il Tribunale ha però giudicato più che sufficiente il periodo di 60 giorni per poter esaminare i numerosi video caricati giornalmente ed eliminare quelli che violano quelli che sono gli accordi sottoscritti. L’inchiesta a carico dei dirigenti di Google è stata coordinata dai pm di Milano Alfredo Robledo e Francesco Cajani.
 
La sentenza, destinata a fare giurisprudenza, è stata duramente criticata dagli utenti della rete e dall’ambasciata americana di Roma sostenendo che il principio fondamentale della libertà di Internet è vitale per le democrazie.

Impostazioni privacy