Sarò ferocemente maligno, ma ritengo che l’improvviso interesse di Google e Facebook per il Farsi, la lingua persiana, sia più un caso di invidia per l’interesse mediatico nei confronti di Twitter che interesse umanitario per una crisi che prosegue da giorni e ha penato parecchio per imporsi nell’interesse statunitense.
Quali siano le motivazioni, il cambiamento sarà sicuramente piacevole per gli iraniani nel caso di Facebook, dato che ora è disponibile una versione beta della localizzazione di tutto il social network. Questo nuovo sviluppo non sarebbe stato possibile con tanta tempestività senza l’aiuto di ben 400 volontari che hanno contribuito con traduzioni individuali del sito. E Facebook, tutto sommato, nonostante il continuo senso di inferiorità verso Twitter è stato prezioso per mantenere i contatti in un momento di grave crisi… O almeno lo posso supporre, dato che di dati certi sulla funzionalità di questo social network in questi giorni non ne ho.
Utilissimo a noi stranieri è invece il traduttore di Google, che oggi aggiunge il Farsi alle lingue che possono essere convertite (faticosamente) in inglese. Anche qua l’operazione è stata svolta con fretta comprensibile, e ora più che mai Google consiglia ai farsofoni (esiste questa parola?) di approfittare della feature “consiglia una traduzione migliore” su articoli e post di interesse generale.
Ricordo con un riassunto decisamente limitato la situazione in Iran: i media sono in mano al governo, i telefoni funzionano a singhiozzo, Internet è più bloccato che altro e la maggior parte delle informazioni circola grazie a Twitter.
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