L’aggregatore di news della più tentacolare corporation del web ha oggi inaugurato un nuovo servizio che concede diritto di replica ai soli soggetti delle notizie che riporta. Avete capito bene: chiunque sia parte in causa di una storia pubblicata dal sito potrà replicare senza timore di censura da parte di Google (al di là degli ovvi limiti civili e penali). Queste reazioni saranno identificate come “commenti”, concetto molto chiaro a chiunque abbia un blog, in modo da comunicare ai lettori che si tratta di opinioni personali. L’idea è interessante, e potrebbe anche essere definita rivoluzionaria, ma i problemi di ordine pratico, etico e giornalistico sono numerosi.
Il primo punto è che, chiaramente, un servizio del genere non è automatizzato, ma richiederà l’intervento di chissà quanti redattori umani. Tutte le fonti dovranno essere convalidate da un contatto diretto da parte di Google, se si vorrà mantenere anche solo l’apparenza della credibilità. Il costo potrà giustificare il risultato?
I problemi di ordine etico sono invece stati sollevati da numerosissimi blog e servizi di news considerabili come concorrenti. Intanto, è veramente una buona cosa dare diritto di replica solo alle parti in causa? Il giornalismo non si fonda sostanzialmente sulle opinioni di terzi? Chiunque abbia un blog o legga seriamente le notizie pubblicate sul web ha capito che sono le persone estranee che danno la propria opinione a rendere le discussioni stimolanti… Magari caotiche ed anarchiche, ma interessanti. E questo porta direttamente ad un altro problema: questo tipo di servizio renderà Google News il regno degli uffici PR. Ogni articolo potrebbe potenzialmente diventare una sagra della propaganda che farà rimpiangere i vecchi giornali di partito. E non basta! Questi “commenti limitati” tagliano fuori la concorrenza dopo averla sfruttata, come ha fatto notare il fondatore di Techmeme, Gabe Rivera:
“C’è una cosa che mi infastidisce particolarmente: ora hanno iniziato a pubblicare materiale originale, però proibiscono agli altri aggregatori di riportarlo (nè con web crawler nè manualmente) secondo i loro termini di servizio. [E] chiaramente Google News si affida ala disponibilità di altre organizzazioni per quel che rigurda il contenuto originale dei loro articoli.” -fonte Techcrunch
Questo significa che Google pubblica gli articoli degli altri, e ne proibisce la ridistribuzione. La cosa non era un problema finchè si limitava a questo (bastava risalire alla fonte originale). Ma ora che pubblicheranno questi “commenti limitati”, materiale nuovo spedito direttamente a Google, gli altri non li potranno toccare. Come vedete, un’idea all’apparenza positiva può celare dei risvolti potenzialmente molto sinistri.
A me l’idea di consultare un giornale (virtuale o meno) che come aperta filosofia commerciale diluisce le notizie nella propaganda e basa la sua forza sulla concorrenza sleale non piace per niente.