Google Drive entra in Chrome OS e lo porta alla versione 20

google chrome os20
Corre veloce lo sviluppo di Chrome OS, il sistema operativo per computer creato da Google che prende spunto dall’omonimo browser e che fa dei servizi in cloud il vero asse portante dell’intero OS, il colosso della ricerca ha aggiornato il sistema operativo integrando nel suo prodotto i servizi cloud di Google Drive, aggiornamento che porta Chrome OS alla versione 20 (si esatto, 20) proseguendo di gran carriera il percorso che porterà il sistema operativo ad imporsi, almeno nei progetti di Mountain View, come OS principale per i computer in cloud.

Il sistema operativo è dedicato essenzialmente ai Chromebook (ricorderete la presentazione di poco più di un anno fa), in dettaglio i primi device a ricevere la nuova versione del sitema operativo saranno i Chromebook Acer AC700, i Samsung Serie 5, il Samsung Chromebook Serie 5 550, il Samsung Chromebox Serie 3 e il Cr-48. In questa nuova versione di Chrome OS, Google Drive appare come un disco fisso locale, gestibile esattamente come siamo classicamente abituati a fare su PC o MAC (che hanno il loro client che di fatto è identico a quello che compare in Chrome OS), quindi creazione di cartelle e sottocartelle direttamente dal file manager del sistema operativo.
 
L’introduzione di Google Drive rappresenta tuttavia solo la punta di diamante di una serie di aggiornamenti e migliorie varie che hanno portato alla nuova relese. L’interfaccia utente ha subito nel tempo sensibili miglioramenti portandola in questa versione 20 a qualcosa di molto simile ad un desktop attuale, grazie poi anche a nuovi hardware degli ultimi modelli di Chromebook il progetto assume una forma davvero interessante e di sicuro appeal, la nuova possibilità di gestire i documenti di Google attraverso l’interfaccia di Drive è un nuovo piccolo tassello verso la realizzazione di quel sistema operativo che Google ha da sempre in testa.
 
Va ricordato che il progetto Chrome OS e di conseguenza i Chromebook, nasce per essere connesso, la possibilità di avere in cloud tutti i propri servizi e tool è senza dubbio affascinante (oltre che pratica e utile), il problema arriva se soprattutto qui in Italia si pensa alla mobilità (ok gli hotspot WiFi mobili sui dispositivi in nostro possesso), rimane comunque un punto di “freno” per l’utilizzo di Chrome OS nel bel paese a meno che non si preveda di utilizzarlo in ambienti chiusi privati con copertura WiFi certa, intanto nella nuvola abbiamo appoggiato molte delle nostre quotidiane attività, per la serie “noi siamo pronti e già stiamo utilizzando il cloud“.

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