Google critica Moore e offre all’industria medica americana i mezzi per combattere Sicko

Poster di SickoIeri è apparsa una strana notizia che ha fatto subito il giro dei blog d’informazione: una certa Lauren Turner, che a quanto pare lavora per Google come venditrice di spazi pubblicitari all’industria dell’Healthcare, ha scritto nel proprio blog ufficiale un post in cui si offre di difendere i potenziali acquirenti dall’impatto negativo di Sicko, il nuovo film-denuncia di Micheal Moore. Qualcuno ha subito iniziato a negare l’autenticità di questa esternazione, essendo stata pubblicata in un blog dotato di due sole entries da una persona finora sconosciuta. Eppure le ricerche hanno subito messo in chiaro che la Turner lavora per Google da almeno sei mesi.
Tutti gli americani riconoscono che il loro sistema ospedaliero nazionale è penoso: un’industria succhiasangue che si approfitta dei malati. Non serve Moore per sapere che migliaia di persone in USA muoiono in modo stupido ogni anno perchè case farmaceutiche, università, ospedali, banche e assicurazioni hanno stretto un accordo per guadagnare sui corpi dei singoli individui vulnerabili. Però un film, magari anche il film di un uomo un po’ troppo istrionico, potrebbe servire a smuovere gli animi addormentati. E quindi non è certo con grande letizia che leggiamo che Google non vede l’ora di vendere a quelli che potremmo senza vergogna definire “i cattivi” i mezzi mediatici per (cito testualmente) “tenere sotto controllo le loro reputazioni” e combattere l’“informazione sensazionalista”. E per continuare:

“Possiamo distribuire pubblicità testuali, pubblicità video e pubblicità multimediali ‘rich-content’ a pagamento tanto nei risultati di ricerca, quanto nei siti rilevanti all’interno del nostro network di contenuti, che è in continua espansione. Qualunque sia il problema, Google può agire come piattaforma per educare il pubblico (oooh, grazie mille, davvero troppo gentile. Avevo giusto bisogno di qualcuno che colmasse ”le mie lacune“ con ALTRA propaganda. NdRammit) e promuovere il vostro messaggio. Vi aiuteremo a creare interconnessione fra le vostre attività, mentre aiuteremo gli utenti a trovare l’informazione che cercano.”

Siccome Google ha risposto all’oltraggio di molti opinionisti con un secco “Non abbiamo nessuna opinione ufficiale a riguardo di Michael Moore o del suo film Sicko”, deduco che non ritengono il post della Turner solo la sparata di una giovanotta un po’ troppo zelante, ma che lo approvano come una politica commerciale desiderabile. Non molto nobile, direi… E pensare che recentemente mi avevano quasi fatto cambiare idea su di loro.

Aggiornamento: Lauren Turner ha risposto ai molti articoli che trattano del suo post. Ha ribadito (prevedibilmente) che si tratta della sua opinione soltanto e non quella di Google… Ma in definitiva la sua offerta rimane la stessa: “La pubblicità è un mezzo molto democratico ed efficace per partecipare al dialogo pubblico” dice la giovane PR. Permettetemi di esprimere qualche dubbio…

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