Google corre ai ripari dopo le richieste Ue

GoogleRicordate l’articolo di qualche settimana fa in cui vi parlavo dell’ammonizione ricevuta da Google, da parte dell’Unione Europea, in merito ad una potenziale violazione della privacy?
Rinfrescatevi la memoria, leggete qui.
Oggi vi parlo dei risvolti avuti in seguito ai legittimi dubbi avanzati dal gruppo di lavoro che assiste l’Unione Europea in materia di privacy.

I dubbi erano incentrati sull’intervallo di tempo, troppo ampio (secondo i tecnici Ue), durante il quale i dati di ciascun utente rimangono nelle mani di Google (ndr che potremmo tranquillamente ribattezzare come il nuovo Grande Fratello).
Il primo motore di ricerca web del mondo ha annunciato nella tarda serata di ieri che è pronto a ridurre i tempi di stoccaggio dei dati degli utenti, portandoli a un anno e mezzo, dopo che a marzo aveva proposto alla Ue un periodo compreso tra i 18 e i 24 mesi.
Peter Fleischer, consulente di Google in materia di privacy afferma però che al di sotto di questo periodo non sarà possibile andare, visto che un’ulteriore riduzione dei tempi metterebbe a rischio il funzionamento dei servizi offerti dal colosso statunitense.
Inoltre aggiunge:

Con questo intervallo di tempo, più breve, riteniamo di poter ancora esercitare i nostri legittimi interessi negli sforzi per la sicurezza, l’innovazione e la lotta alle frodi.

In questo modo Google tenta di alleggerire le preoccupazioni delle diverse autorità mondiali che sistematicamente lo accusano di violazione della privacy vista la possibilità che avrebbe di cedere dati personali, interessi e opinioni a terzi (ad esempio inserzionisti) sempre interessati alle abitudini di ciascun consumatore.

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