Non c’entra molto con l’articolo, ma se penso al Kirghizistan mi vengono in mente solo le yurte.
Un gruppo di hacker nazionalisti russi, già noti per aver attaccato la Georgia, ha portato un assalto informatico contro la repubblica del Kirghizistan. Lo stato asiatico, in seguito a questo fatti, è stato completamente oscurato dal volto della rete: gli attacchi sono stati del tipo DDoS, un genere di offensiva che ingolfa completamente i server delle vittime mandandoli in avaria.
Ci sono voluti più di sette giorni affinchè i provider locali riuscissero a cambiare gli indirizzi dei server e a bloccare il traffico malevolo, cosa che purtroppo non è ancora riuscita a molti organi di informazione. Nonostante il vero e proprio “cyberbombardamento” avvenuto sotto il loro naso, la maggior parte delle compagnie che si occupano di sicurezza informatica non hanno notato nulla per giorni. Una spiegazione è che i botnet, le reti di computer dirottati dagli hacker per compiere questo genere di attacchi, erano localizzate proprio in Russia, che notoriamente è un vero e proprio buco nero informatico. Il governo di questo paese, infatti, è sospettato di favorire in modo indiretto questo genere di attacchi, ed è impossibile giudicare quanto supporto ufficiale o ufficioso dia ai cybercriminali che agiscono per conto della patria.
Quanto alle ragioni politiche di un simile attacco, le speculazioni implicano l’eccessiva vocalità di alcuni membri dell’opposizione kirghisa, che stanno chiedendo al presidente della repubblica Kurmanbek Bakiyev di non chiudere una base aerea che dà supporto alle forze americane nel loro sforzo bellico afghano.
Foto da www.gotochina08.com