Come dice il sito Hiroette, una specie di Stele di Rosetta sull’argomento, gli smiley occidentali si leggono inclinando la testa, quelli giapponesi normalmente. Gli emoticon sono nati in America, agli albori di Internet, nel disperato tentativo di prevenire i flame. Grazie ad essi, infatti, si cercava di far capire a dei geek molto permalosi che certe frasi o certi testi dovevano essere interpretati in modo ironico. I giapponesi, invece, sono molto abituati ad esprimersi in modo coreografico. Hanno un linguaggio piuttosto “neutro”, incapace di convogliare dettagliatamente i sentimenti senza metafore, gestualità o tono della voce. La diffusione capillare dei messaggini e delle email ha quindi causato un’esplosione creativa di emoticon che ha superato la nostra di gran lunga. Sono usati sia dagli adulti che dai ragazzini, e, a quanto pare, sono persino parte integrante di un vero e proprio fenomeno letterario. Facciamo una piccola carrellata, si tratta di un argomento quantomeno curioso!
Corruttori della gioventù
In effetti, una piccola “contaminazione culturale” la stiamo subendo. Molte persone, specie se giovani, usano gli emoticon orientali: forse è l’influsso dei manga, forse il fatto che sono immensamente più carini di quelli nostrani. Quelli che sono possibili con i nostri caratteri normali sono piuttosto comuni e generalmente riconosciuti da tutti (e non richiedono un grosso “sforzo creativo”):
(^_^) – Felicità, sorriso
(°_°) – Stupore
(^_^;) – Imbarazzo, nervosismo coperto da un sorriso
(^_^)/ – Ciao
(*_*) – Amore o aperto desiderio per qualcosa
\(*^o^*)/ – Gioia
(v_v) – Tristezza oppure disinteresse
(-_-) – Sguardo gelido
E questi sono solo una microscopica parte di quelle che ho avvistato “sul campo”. Senza contare, poi, che ci sono innumerevoli varianti personali e che, mentre i giapponesi sono piuttosto formali e mettono sempre le parentesi a circondare la faccina, gli italiani sono molto più sbrigativi e tendono ad ometterle (tanto si capisce lo stesso).
Chattare in Giappone ti catapulta nei manga
Decisamente più coreografiche (e lunghe da creare) le faccine che utilizzano caratteri giapponesi, che per ovvi motivi da noi non si possono diffondere. Alcune usano dei caratteri che tutti possono vedere (sono importati infatti dai nostri alfabeti), ma che sono difficili da trovare sulla tastiera, altre mescolano proprio gli ideogrammi dei numerosi alfabeti nipponici. Quindi, tanto per essere sicuri, ho deciso di riportarne una piccola carrellata in formato di immagine (la fonte è sempre l’ottimo Hiroette, che ne riporta un vero e proprio dizionario).
E per finire, visto che è stagione:
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