Garfield Without Garfield: da webcomic a libro, senza passare per il copyright

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Internet, beninteso, non è intelligente. Non ancora, per lo meno. Beh, non crea nulla… Ma fa da catalizzatore. Senza la Grande Rete ci saremmo persi un sacco di fenomeni, un sacco di bei libri, un sacco di risate. Ci saremmo anche persi una lente di ingrandimento di privilegio sulla letteratura e la società, milioni di riletture dei fenomeni culturali pop. Prendiamo l’esempio di Garfield senza Garfield.

Il protagonista di quel fumetto, come tutti sanno, è l’irritante gatto Garfield. Coprotagonista, il suo padrone, Jon Arbuckle, un giovanotto un po’ scialbo che difficilmente potrebbe essere definito divertente da chicchessia. Eppure, con il facile stratagemma della rimozione del vero protagonista, il gatto fastidioso e istrionico che dà il nome alla strip, sembra cambiare tutto.
 
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Da pedante sfigatino, Jon diventa all’improvviso un preoccupante allucinato e depresso alfiere dell’angoscia, probabilmente autodistruttivo ma lucente di un fulgore tutto suo.
E il successo è stato tale da spingere l’autore (o dovremmo dire, il “censore”) delle strip a un libro. E Jim Davis, il creatore dell’originale? Per una volta non si è messo a protestare, anzi, ammira profondamente e ha collaborato volentieri con l’autore:

“Voglio ringraziare Dan [Walsh, l’autore della modifica] perchè mi ha permesso di vedere un altro lato di Garfield” ha detto Davis “Alcune delle strip che ha scelto sono state un vero e proprio schiaffo creativo. Mi hanno fatto esclamare: ‘Oh, avrei davvero dovuto tagliare quella battuta’. Di fatto, sarebbero state più divertenti così!”.

Beh, grazie Internet.

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