Fornire la password di Facebook per ottenere il lavoro? Ormai è un obbligo

password facebook lavoroDiamo la nostra password di Facebook e in cambio abbiamo la possibilità di ottenere un lavoro. È questa ormai l’ultima tendenza che imperversa negli Stati Uniti. A metterla in atto sono sia aziende private che agenzie governative e tutto ciò ha scatenato diverse polemiche, perché sembra una pratica che va contro ogni tutela della privacy per gli utenti iscritti al popolare social network.

I datori di lavoro vogliono avere la possibilità di conoscere meglio i candidati all’impiego, osservando il loro profilo Facebook. In questo modo possono riuscire a saperne di più, vedendo che cosa i possibili dipendenti fanno oggetto di condivisione: link, foto, video, ogni cosa può essere un indizio importante da prendere in considerazione.

C’è anche chi decide di agire in maniera più sottile: si chiede al candidato nel corso del colloquio di collegarsi a Facebook da un computer aziendale e poi lo si invita ad accettare la richiesta di amicizia che arriva da parte del direttore del personale.

Naturalmente non si è costretti ad accettare un’amicizia su Facebook oppure a dare la password personale, eppure la pressione psicologica è tanta e magari si è disposti a tutto, pur di ottenere un lavoro. D’altronde si potrebbe fare una cattiva impressione, non accettando di aprire il proprio profilo su Facebook.

Si potrebbe dare l’impressione di avere qualcosa da nascondere e questo di certo non agevola nell’essere scelti per lo svolgimento di un determinato impiego. Allora ecco che si cede.

E i datori di lavoro sanno bene che si tratta di informazioni importanti, perché spesso su Facebook e sugli altri social network ci ritroviamo a condividere veramente tanto.

Ormai si è consapevoli del ruolo detenuto dalle reti sociali in ambito sociale. Basti pensare che i social network sono sempre più usati per le elezioni negli Stati Uniti. Ormai c’è la consapevolezza di come la dimensione virtuale abbia un suo peso nella gestione dei rapporti.

Alcune aziende ricorrono anche all’uso di appositi software per scandagliare tutte quelle informazioni social, che apparentemente si crede di tenere in sicurezza. La questione sfiora i termini del reato, anche per quanto riguarda la privacy che dovrebbe essere assicurata anche alle foto su Facebook, ma a quanto pare negli Stati Uniti nessuna azione di questo genere è stata oggetto di interventi da parte delle autorità.

Si rischia comunque molto, perché si va a toccare un problema di riservatezza personale su internet, che non dovrebbe essere violato con tanta negligenza.

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