Facebook trascinato nel conflitto in Medio Oriente

facebook israele

Il problema del Medio Oriente è quel genere di situazione che non conosce confini. Missili, razzi, soldati, morti e feriti sono concentrati in una sola area geografica, ma il dissidio, l’angoscia e la rabbia ci vivono accanto ogni giorno. Radio, giornali e naturalmente Internet ci calano quasi continuamente in quello che succede, e ci coinvolgono volenti o nolenti in questa continua tragedia. Persino Facebook, il famoso social network, si è ritrovato tirato in ballo inaspettatamente.
L’enorme sito, infatti, si è visto costretto a permettere ai residenti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania di poter cambiare il proprio luogo di residenza da “Palestina” ad “Israele”.
“Sono stato sorpreso e deluso quando ho scoperto che la mia città, Ariel, è catalogata come parte di un paese chiamato ‘Palestina’ ha scritto Ari Zimmerman, residente di una delle più grosse colonie ebraiche sulla Sponda Ovest. “Io sono un cittadino Israeliano, come tutti gli altri residenti ad Ariel. Non viviamo in ‘Palestina’, nè ci vive nessun altro, se per quello”. Parole del genere, piuttosto pesanti, sono un buon indicatore di quanto male sia vissuta questa situazione, anche nella Grande Rete. Facebook ha deciso di reagire in modo salomonico, permettendo la “doppia scelta” geografica alla popolazione di 18 enclave israeliani nell’area Cisgiordana.

facebook palestina

Purtroppo è impossibile creare un compromesso che non faccia infuriare qualcun altro in Medio Oriente, e le proteste palestinesi non hanno tardato a farsi sentire: preoccupati che la nuova politica segnasse l’inizio della cancellazione della Palestina da Facebook, 5000 utenti arabi e non hanno già minacciato di volersi rimuovere dal network in caso di nuovi “scherzi” da parte del management di Silicon Valley. Parallelamente, si è anche formato un gruppo chiamato “Against delisting Palestine from Facebook”… Che ovviamente è in diretto contrasto col suo rivale speculare, “It’s not Palestine, it’s Israel”.
Francamente, non credo che a Facebook convenga inguaiarsi più di così.

Impostazioni privacy