Mentre i capi del social network più amato del mondo pensano bene, per sedare le ultime polemiche sui cambiamenti delle regole che riguardano privacy e termini di utilizzo del sito, di far approvare due documenti agli utenti iscritti al sito in una sorta di grande progetto democratico online, i casi di influenza del portale sulla vita quotidiana degli iscritti si fanno sempre più numerosi.
L’ultimo è successo in Gran Bretagna, dove Kimberley, ragazza di sedici anni impiegata presso l’azienda Ivell Marketing & Logistics, parlando con gli amici sul social network si era sfogata del proprio lavoro, definendolo noioso e affermando con convinzione di essere sottovalutata troppo, dato che le era stato affidato il compito di fare delle fotocopie.
Ma non c’è prova più sicura di un messaggio pubblicato online. Ed è così che i capi dell’azienda l’hanno convocata, le hanno mostrato le prove del delitto su Facebook e la ragazza è stata licenziata in tronco.
Non è il primo dei casi di questo tipo successi negli ultimi mesi in tutto il mondo e questo dovrebbe iniziare a farci riflettere. Internet è un’immensa piazza virtuale e non basta una registrazione o una richiesta di amicizia per nascondere del tutto i nostri pensieri sulle persone o sulle azioni che svolgiamo ogni giorno.
Fare molta attenzione a ciò che esprimiamo deve essere quindi una priorità per tutti. D’altronde non dimentichiamo che sempre più spesso un dirigente di un’azienda che potrebbe assumerci, controlla su internet ciò che amiamo fare durante il tempo libero, analizza le nostre aspirazioni e le nostre idee politiche e sociali e stila un dettagliato rapporto che potrebbe condizionare davvero la nostra vita.
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