Il fondatore di Wikileaks, subito dopo aver incassato gli attacchi da parte dei governi coinvolti nelle pubblicazioni, ha chiesto aiuto agli utenti del World Wide Web per impedire la scomparsa della piattaforma da Internet. L’applello è stato accolto dai milioni di utenti che utilizzano quotidianamente Facebook e Twitter che hanno aperto gruppi a sostegno del lavoro di Julian Assange. Adesso però, le piattaforme di Mark Zuckerberg e Jack Dorsey si schierano contro il sito che ha esposto l’intera diplomazia internazionale al pubblico ludibrio.
Il famoso social network da 600 milioni di utenti ha annunciato la chiusura della pagina Operazione PayBack, quest’ultima aperta dal gruppo hacker Anonymous il quale ha condotto attacchi di tipo Denial of Service verso tutte quelle società che hanno voltato le spalle a Wikileaks, tra cui più recentemente Visa e MasterCard.
Anche la piattaforma di microblogging sembra intenzionata ad ostacolare le comunicazioni che l’utente @wikileaks diffonde giornalmente ai suoi followers. Tale politica potrebbe infastidire gli hacker di tutto il mondo, che vedrebbero anche nei due colossi della comunicazione digitale un nemico della libertà di espressione e di informazione.
Tali decisioni potrebbero essere state prese in seguito a pressioni che i governi hanno fatto sulle piattaforme, promettendo loro magari la restituzione del favore in termini economici.
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