Decreto Romani approvato: rischio alto per YouTube e Sky

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la versione definitiva del tanto discusso decreto Romani che ha ricevuto numerose proteste da tutti gli utenti Internet e di numerose aziende leader nel settore delle telecomunicazioni quali ad esempio Google. A tali proteste si è inoltre aggiunto anche Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’ultima versione tuttavia sembrerebbe allontanare la possibilità di applicare censure a blog e siti web ma rimangono alcune norme non chiare sulle quali è bene concentrare l’attenzione.

Tra le attività escluse dalla regolamentazioni appaiono specificatamente blog, motori di ricerca, giochi online, quotidiani e riviste in versione digitale e tutti i siti web tradizionali. Gli obblighi rimangono vincolanti per le televisioni, argomento molto caro al premier Silvio Berlusconi e che sarebbe dovuto essere fin dal principio l’unico principale bersaglio del suddetto decreto.
 
In particolare la normativa riguarda tutti i fornitori di servizi di media audiovisivo che vengono offerti all’utente ed al quale si da la possibilità di scegliere un programma tramite un apposito elenco. Questa contorta formulazione potrebbe prevedere anche la possibilità che una piattaforma di condivisione video, come ad esempio YouTube, possa essere vincolata dalla normativa.
 
Infatti, la diffusa piattaforma della società di Mountain View potrebbe essere considerata come un servizio di media audiovisivo a richiesta anche se, secondo quanto riferito da alcuni esperti, i video online non sono equiparabili alla televisione tradizionale. Colpito dal provvedimento Sky, diretta concorrente di Mediaset e prende sempre più campo l’ipotesi di un ennesimo conflitto d’interessi.

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