Un recente articolo pubblicato su ArsTechnica riporta alcuni dati molto interessanti inerenti alla recente crisi dell’industria musicale. Secondo quanto pubblicamente diffuso, l’enorme calo di vendite che nel biennio 2007 – 2009 ha registrato 33 milioni di acquisti in meno di Compact Disc, non sarebbe attribuibile al file sharing in quanto. Nello stesso periodo infatti, l’industria ha registrato un rialzo degli introiti generali per merito di un forte aumento nella vendita dei dispositivi digitali, largamente preferiti soprattutto da un pubblico giovanile.
Il dato più importante tuttavia è che, contemporaneamente, si è assistito ad un netto calo sull’utilizzo dei vari sistemi dedicati al peer to peer. La motivazione di questo cambio di tendenza, secondo quanto descritto dagli autori dell’articolo, sarebbe da ricercare nell’alto rischio di malware, la bassa qualità dei file, la concorrenza dei servizi streaming ma anche quelli che offrono la possibilità di scaricare legalmente previo pagamento di un costo molto basso.
E’ comunque vero che CD, dispositivi digitali e software p2p, quali ad esempio eMule, BitTorrent e quant’altro sono molto legati tra loro. Infatti nonostante quello che ancora viene considerato elevato costo dei digital device, gli utenti li acquistano per poter così ascoltare i loro brani in mobilità senza dover ricorrere all’acquisto di CD musicali il cui prezzo continua a lievitare a causa della SIAE.
Molti esperti del settore consigliano alle case discografiche di interrompere questa tanto costosa quanto inutile guerra alla condivisione dei brani mp3 e di concentrare i loro sforzi sull’individuare e tagliare le spese superflue al fine di abbassare i costi dei supporti.