Come catturare un pirata informatico: potrebbe essere questo il titolo adatto per il documentario che è stato presentato al Festival Internazionale del Cinema a Berlino e che si ripropone di ripercorrere tutte le tappe più significative di The Pirate Bay. Il film si chiama “The Pirate Bay Away From Keyboard (TPB AFK)” ed è diretto dal regista svedese Simon Klose. Il lungometraggio racconta un lasso di tempo di cinque anni della vita di Peter Sunde, Fredrik Neij e Gottfrid Svartholm, i ragazzi che hanno dato vita al noto motore di ricerca torrent e che sono stati condannati per non aver ceduto né al governo né all’industria americana, che vedeva minacciati i propri interessi.
Il tema fondamentale è quello della resistenza al copyright, un modo di concepire la rete come luogo virtuale in cui vige la libertà di accedere ai contenuti digitali senza restrizioni di sorta. Uno spazio libero, che comunque inevitabilmente si ritrova a dover fare i conti con l’antipirateria e allo stesso tempo una maniera nuova di concepire internet.
Lo stesso Simon Klose ha maturato una coscienza di questo tipo, arrivando a dichiarare: “Qui nessuno è contro il copyright, siamo solo contrari alla maniera in cui è inteso oggi, come uno strumento per multinazionali che inibisce al diffusione di cultura invece che favorirla! Per questo ritengo che il filesharing sia positivo. Prima deve circolare la cultura poi troviamo dei modelli di business”.
Gli attivisti digitali si trovano a fronteggiare restrizioni sempre più significative e si supportano a vicenda. D’altronde la questione della pirateria online è stata oggetto di ampie discussioni. Questo anche perché negli anni il fenomeno è cresciuto: è stato calcolato che in poco tempo la pirateria abbia visto un incremento del 300 per cento.
Le accuse rivolte a The Pirate Bay hanno rappresentato soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più esteso di quanto si pensi e che implica di certo una riflessione su come deve essere visto il web, se davvero si può intendere come la dimensione in cui è possibile violare i diritti d’autore, offrendo opportunità agli utenti in nome di una diffusione libera della cultura.
Su questo punto le opinioni contrastanti non si contano e comunque la questione apre molti interrogativi che coinvolgono in modo profondo anche le future prospettive di internet.
Molto significative le parole di Peter Sunde, che ha detto esplicitamente: “Crediamo che internet sia reale”. Un’espressione che denota un modo di vedere le comunicazioni in rete fuori da ogni schema.