Dopo i piccoli salti di gioia della scorsa settimana quando leggevamo dell’assoluzione di un uomo di Varese graziato da un tribunale Italiano (con buon senso da vendere) per aver scaricato Mp3 musicali da Internet, ecco il risvolto americano della medaglia.
La ruota questa volta ha girato nel verso sbagliato per Jammie Thomas, che è stata condannata da una corte del Minnesota a pagare 9.250 dollari per ogni brano (1.702) contenuto nella sua “Cartella Condivisa” su Kazaa, per un totale di 222.000 dollari (!). Il fatto già di per sé preoccupante risulta anche essere il primo precedente in questo tipo di contenziosi. Si tratta della prima volta infatti che le compagnie discografiche vincono una causa contro un utente in America. E adesso fate un piccolo sforzo e immaginate la scena dove da una parte siedono gli avvocati di: Capital Records, Sony BMG, Music Enterteinment, Arista Records, Interscope Records, Warner Bros Records, UMG Recording (sono queste le case discografiche coinvolte) e dall’altra l’avvocato della Thomas, 30 anni, mamma e single, che probabilmente a malapena riesce a pagarsi l’assicurazione sulla salute. Americani!
Ecco il commento del presidente della Federazione Industria Musicale Italiana, Enzo Mazza:
“La sentenza americana dimostra che condividere la musica abusivamente è un illecito preso in seria considerazione negli Stati Uniti perché danneggia una parte consistente dell’economia creativa di quel Paese. In Italia abbiamo ottime leggi (spero con tutto il cuore non si riferisca alla Legge Urbani ndr) per reprimere il fenomeno ma l’applicazione lascia molto a desiderare».
E le dichiarazioni dell’avvocato della Sony Bmg che si commentano da sole
“Quando un individuo copia una canzone per suo uso personale possiamo dire cha ha rubato una canzone. Una copia di una canzone acquistata regolarmente rappresenta nient’altro che un modo carino di affermare che abbia rubato solo una copia”
Dopo l’Ammazzateci Tutti e Trasferiteci Tutti sembra sia l’ora dell’Arrestateci Tutti..
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