Già da tempo il sito BtJunkie è stato bloccato in Italia per contrastare la diffusione dei files coperti da copyright tramite protocollo BitTorrent. In quello che è stato denominato “il caso Btjunkie” erano stati tirati in ballo anche i provider accusati di non ostacolare il download illegale. Alcuni utenti però avevano trovato un modo di accedere ai files torrent sul server di Btjunkie aggirando il blocco delle autorità. Anche questo espediente è stato però scoperto e bloccato dalla Guardia di Finanza di Cagliari.
Il sito ProxyItalia.com è stato oscurato nell’ambito dell’operazione denominata Poisonous Dahlia. Secondo la Polizia Tributaria ProxyItalia sarebbe stato creato appositamente per permettere l’accesso a Btjunkie nonostante la decisione del giudice di bloccare il sito. Effettivamente il dominio incriminato era stato registrato esattamente il giorno in cui era stata emessa l’ordinanza per l’oscuramento di BtJunkie.org.
Il caso si complica ulteriormente con la denuncia a due Internet Provider (Fastweb ed NGI) per favoreggiamento della pirateria informatica in quanto non avevano bloccato tutti gli accessi al sito oscurato. Ma è davvero possibile per un provider bloccare tutti i possibili accessi ad un server? Nonostante gli sforzi delle Fiamme Gialle il falso multimediale, il P2P e BitTorrent sono fenomeni lungi dall’essere sconfitti. Gli utenti si difendono dicendo che qui in Italia non esistono vere alternative “legali” per accedere ai contenuti multimediali (Netflix, Hulu, iTunes per i telefilm…) a differenza di quanto succede negli Stati Uniti.