Diverse volte mi è capitato di leggere notizie su come diversi ISP violino le più elementari norme riguardanti un’importantissima materia quale quella della privacy; l’ultima che mi è capitata “sotto le mani” riguarda British Telecom, una delle maggiori compagnie britanniche operanti nel settore, sul cui comportamento saranno condotte delle indagini. L’annuncio è stato dato dagli investigatori che si occuperanno del caso, venuti a conoscenza del contenuto di un promemoria interno alla società.
Sembra che all’interno del famoso promemoria ci fossero informazioni a riguardo di una procedura di data mining condotta da BT per un periodo di due settimane a cavallo tra settembre e ottobre 2006; sembra che questa abbia coinvolto circa 18000 utenti, senza che per altro questi non ne sapessero nulla. Per data mining si intende l’analisi di grosse quantità di dati alla ricerca di relazioni “nascoste” tra gli stessi; si tratta di operazioni molto utili nell’ambito delle ricerche di mercato, non metterne a conoscenza i propri utenti costituisce reato in Gran Bretagna.
Il “mezzo” con il quale l’ISP inglese ha effettuato l’operazione di data mining è uno strumento anti phishing
online, guarda caso di proprietà di una società di advertising, Phorm, in passato al centro di diverse polemiche perchè ritenuta troppo snoopy, ficcanaso.
Un po’ troppe le coincidenze, non credete?
Complessivamente la questione non è certamente semplice, è sempre stata al centro di un serrato braccio di ferro tra gli avvocati operanti nel campo della privacy e BT; i risultati dell’indagine dovrebbero cominciare a chiarire la faccenda.
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