La libertà d’opinione, come abbiamo già visto, viene compromessa più dalle ragioni economiche che da quelle politiche. A quanto pare, in effetti, è diventato piuttosto pericoloso esprimere tramite Internet la propria opinione critica su un qualsiasi prodotto senza rischiare di incorrere nelle ire di questo o quel team legale. L’ha scoperto suo malgrado chi ha deciso di recensire Alone in the Dark, il rifacimento del famoso gioco anni ’90.
In effetti ben tre siti hanno pubblicato altrettante pessime recensioni di quello che avrebbe dovuto essere uno stupendo revival di un videogame che aveva fatto epoca, il primo vero e proprio survival horror. Si tratta di Gamereactor, Gamer.no e 4Players, e tutti e tre sono stati colpiti da minacce di azioni legali. La scusa? Il videogioco non era ancora uscito nei negozi, e nessuno dei tre siti ha ricevuto alcuna copia di valutazione da parte della software house sviluppatrice, la Atari… E quindi i recensori sono stati accusati di pirateria informatica! In effetti, da qualche parte le loro copie di Alone in the Dark dovevano pur venire, e meno di una settimana fa la Atari aveva denunciato la comparsa prematura sui tracker BitTorrent del nuovo titolo.
I siti accusati hanno risposto che le avevano comprate regolarmente in alcuni non meglio specificati negozi, di cui si sono rifiutati di dare le generalità perchè, evidentemente, avrebbero messo nei guai i proprietari irrispettosi delle date di lancio prefissate.
Indifferentemente dal merito di piratare o meno il gioco che si vuole recensire, cosa di per se assolutamente contraria alla legge e anche al buonsenso, la realtà è che il mondo del business non sa affrontare la libertà di informare che è conseguenza diretta di Internet. Nessuno di quei siti è un big, tutt’altro (beh, lo sono solo se siete scandinavi o tedeschi)… Eppure con questa mossa la Atari ha dato loro visibilità internazionale e ha improvvisamente assunto il ruolo del cattivo. Come dice Tycho di Penny Arcade, si può fare la voce grossa con un gruppo editoriale e nessuno si volterà indietro, ma prenditela con un blogger e creerai un martire. E da questo deriva che probabilmente il 90% di quello che si legge in riviste patinate e dall’aspetto serio è una semplice marchetta, mentre quello che si legge su un blog ha almeno il potenziale sincero. Magari non intelligente e neppure giusto, ma sincero forse sì.