Aether: il casual game del Piccolo Principe?

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In effetti la storia che sta alle spalle dello stranissimo Aether ricorda per certi versi quella immortale di Antoine de Saint-Exupery, ma si tratta di una somiglianza più estetica che letteraria. Come il protagonista del famoso libro, il vostro personaggio è una creaturina diafana ed infantile che soffre di solitudine, ma il suo amico speciale da addomesticare certamente non ha fattezze volpine.

Si tratta in effetti di una sorta di cefalopode gigante, una seppia astrale dalla lunga lingua, capace di viaggiare in un cosmo fiabesco di piccoli tondi pianeti e colori soffusi. Il vostro viaggio inizia sul pianeta di origine del personaggio principale, che decide di cavalcare il suo amico per scoprire se tutti nell’universo si sentono altrettanto abissalmente soli quanto lui. I controlli sono un po’ ostici all’inizio, con i tasti WASD che muovono il polpo e il mouse a fare da controller per la lingua.
 
Le difficoltà iniziali saranno un po’ imbarazzanti. Che si deve fare? Ma dovete subito lasciarvi andare al ritmo onirico dell’esperienza. Con una breve gavetta, riuscirete ad afferrare le nuvole con la lingua, e dondolamento dopo dondolamento raggiungerete i primi satelliti. Pian piano non ci sarà più una gravità a riportarvi sulla superficie del pianeta, ma appariranno delle frecce di colori differenti. Ciascuna di esse porta ad un pianeta lontano, ed ogni corpo celeste di grosse dimensioni nasconde un puzzle, una piccola quest che una volta risolta fa brillare lo schermo e riporta un po’ di felicità nel cosmo.
 
Questo gioco è decisamente molto strano, ma altrettanto affascinante. Un po’ più videogame di Feed the Head, nettamente meno videogame di Amorphous+, non può che lasciarvi straniati e perplessi ma certamente catturati dall’atmosfera lisergica.

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