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Trasformazione digitale è una delle espressioni con cui negli ultimi anni le piccole e medie imprese italiane hanno dovuto familiarizzare di più, spinte a volte da finanziamenti e incentivi rivolti dallo Stato a chi rendesse più digitali – o, meglio, digital first – i propri processi operativi, più spesso dai passi nel frattempo intrapresi dai propri competitor e, infine, quasi costrette negli ultimi due anni dall’emergenza sanitaria e dai suoi effetti ad ampio raggio. Cosa significa, però, nel concreto digitalizzare una PMI e cosa è indispensabile per farlo?
Digitalizzazione nelle PMI: gli essenziali da cui partire
La prima parola d’ordine per la digitalizzazione nella PMI è, forse, pianificazione. Come tutti quei cambiamenti destinati a stravolgere i processi chiave dell’organizzazione, cioè, anche la trasformazione digitale va studiata nei minimi dettagli, stabilendo obiettivi da raggiungere che siano quanto più concreti e concretamente raggiungibili possibile e in un orizzonte temporale ben definito e, soprattutto, una strategia adatta allo scopo. Nel pianificare la propria trasformazione digitale una PMI non dovrebbe dimenticare di pianificare anche il budget necessario.
Innovare ha, infatti, un costo ed è un costo su cui incidono numerose voci diverse: quella per la formazione e l’aggiornamento di dipendenti e collaboratori è una di queste e, spesso, tra le più consistenti. La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane ha oggi una popolazione lavorativa demograficamente adulta: essere entrati nel mondo del lavoro molti anni fa vuol dire quasi sempre non conoscere, o avere almeno poca familiarità, con le tecnologie più nuove e capaci di innovare e rendere più efficienti routine e processi lavorativi tipici del settore. Il primo investimento da fare se si vuole digitalizzare in PMI è, così, nell’avvicinare la propria popolazione aziendale al digitale. A volte questo, da solo, non basta e si ha bisogno di integrare nel proprio organico figure altamente specializzate di nuovi professionisti digitali.
Il secondo investimento, in ordine cronologico certo ma anche e soprattutto in ordine di grandezza, da fare ha a che vedere con l’ammodernare gli asset aziendali. Ciò può voler dire rendere più tecnologiche e automatizzate le linee di produzione, per esempio, tanto quanto dotare i propri uffici amministrativi di PC più performanti e di una stampante multifunzione che possano tornare utili allo scopo di digitalizzare i propri archivi o, ancora, dotarsi di sistemi in cloud per la gestione più efficace – e più sicura soprattutto – delle informazioni in proprio possesso e inevitabilmente pensare anche a sito web, account social, eventuale e-commerce come asset digitali a cui non si dovrebbe rinunciare in nessun caso, sia quando ci si rivolga a un pubblico B2C e sia quando si operi nel B2B.
Tra i passi immancabili in una buona strategia di digitalizzazione per PMI c’è, infine, misurare e analizzare i risultati già ottenuti.
Solo in questo modo si riesce a capire, infatti, se e quanto la direzione intrapresa sia quella migliore per il proprio business e in grado di renderlo competitivo nel settore di riferimento. Una buona idea sarebbe tenere conto, tra i diversi feedback, anche di quelli riguardanti i propri competitor e le loro performance. Sulla base del complesso di queste informazioni si può eventualmente modificare e riadattare “in fieri” il proprio percorso di trasformazione digitale.
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