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Più di terremoti, guerre e rivolte potè la morte di un grande della musica: il traffico di Facebook si è triplicato per il trapasso di Michael Jackson, e quello di Twitter s’è duplicato, causando rallentamenti e disservizi. In realtà, la Grande Rete era del tutto impreparata a ricevere l’impatto.
Parliamo ad esempio del celebre sito del re del gossip, Perez Hilton, collassato completamente per ore mentre la gente andava a dare la caccia alle conferme. Il sito del Los Angeles Time ha pubblicato un articolo (completamente inaccurato, ovviamente) che dava il cantante pop in coma e non deceduto, e l’afflusso di visitatori lo ha rapidamente ucciso.
E per tornare ai social network e servizi annessi e connessi, Twitter Search, il motore di ricerca più popolare per il famoso sito di lifestreaming, ha avuto un problema ancora più significativo: dovrebbe presentare i risultati in tempo reale, ma nelle ore che sono seguite alla morte di Michael girava con 20 minuti di ritardo, incapace di sincronizzarsi con i tweeters in frenesia. La stessa ricerca interna ufficiale di Twitter è stata disattivata per salvare la ghirba a tutto il resto.
Se aggiungiamo che anche AOL AIM e LiveJournal, piattaforme molto usate in America, hanno registrato rallentamenti, possiamo dire tranquillamente che i momenti vissuti ieri sono stati significativi: si è trattato della più grande punta di traffico della storia di Internet, e questo vuol dire che la maggior parte dei servizi social e di blogging, magari vittime di tagli ed indeboliti dalla crisi economica, non sono in grado di affrontare significative fluttuazioni del traffico.
La maggior parte, ma non tutti. All’inizio dell’articolo ho fatto sapere che Facebook ha triplicato il proprio traffico… Ma questo non ha causato alcun problema di rallentamenti o pagine perse.
Questo, signori miei, significa saper pianificare per le emergenze!
Quanto al resto… R.I.P., MJ.
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